lunedì 23 agosto 2010

Il futuro dell'auto in Italia: vicini allo scontro finale?

Quest'autunno si prospetta quello che potrebbe essere lo scontro finale, che delineerà il futuro dell'automobile in Italia. Da una parte Sergio Marchionne, forte dei successi riscontrati con Chrysler (in positivo da due trimestri) e corteggiato da molti (la Serbia, fra tutti, per la produzione della nuova monovolume L0), dall'altra l'opposizione della lobby dell'auto (in prima linea FIOM-CGIL) a tutto ciò che può intaccare lo status quo. In mezzo un governo che sembra avere altre gatte da pelare, al momento, che impegnarsi a fondo in un terreno così impervio.


Panda Mamy - Made in Poland
Marchionne, le idee, sembra averle chiare. Introdurre nuovi elementi di flessibilità, investire dove i rischi sono minori e i vantaggi maggiori (in fondo è pagato per questo), sulla base di un piano che prevede il rafforzamento di Fiat in Italia (lo spostamento di produzione del modello Panda dalla Polonia ne è la conferma).

I serbi – ad esempio – sono in grado di garantire turni di 10 ore, esenzione tasse per 10 anni, contributi per 250 milioni di Euro. Le specialità dell'Italia, al momento, sembrano essere tasse alte – fra le quali l'IRAP, che va pagata anche dalle aziende che stanno perdendo danaro – ed assenteismo: prodotti non proprio allettanti per Marchionne e i suoi, alla ricerca del posto ideale dove produrre le prossime auto novità.

Trovare un accordo è di vitale importanza per l'industria italiana, considerato che la Fiat di Marchionne sembra avere 20 miliardi di Euro da spendere e potrebbe andare a spenderli altrove, se l'Italia non saprà garantire delle condizioni accettabili.


Nel frattempo Fiat si prepara a sbarcare in America, partendo dal Canada (dove Marchionne giocherà in casa), con una vettura italianissima – la Fiat 500 – mai prodotta in Italia.

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