La difficilissima situazione della produzione automobilistica delle Case nipponiche appare – come era prevedibile – nei titoli del notiziario flash del mattino First Shift (“prima marcia”), di Automotive News. Sembra di stare ad ascoltare un bollettino di guerra. Uno degli effetti del terribili terremoto di magnitudo 8,9 (ma potrebbe rivelarsi addirittura di scala 9,0) della scala Richter e conseguente tsunami è stato, infatti, il blocco della produzione di automobili in Giappone. E non solo.
Tutti e 7 i principali produttori giapponesi hanno prolungato la chiusura dei propri stabilimenti. Nel corso della settimana entrante Le conseguenze del cataclisma hanno interrotto la catena degli approvvigionamenti, creando una situazione di carenza di parti meccaniche, il che ha provocato uno stop della produzione, alla fine dell'effetto domino. Basta infatti la mancanza di un pezzo o due, e il veicolo non può essere completato. Alla mancanza di parti, si somma la scarsità di energia, visto che diverse centrali – comprese, ahimè, alcune nucleari – sono state danneggiate dal terremoto, le linee sono state interrotte in diversi punti.
Oltre a ciò, almeno 2.300 veicoli Nissan e Infiniti sono andati distrutti dall'onda anomala, mentre erano in attesa di venir trasportati negli show-room giapponesi e statunitensi. Secondo alcuni analisti, sembrerebbe che la mancanza di parti da parte dei fornitori possa influire anche sulla produzione di automobili giapponesi persino negli USA.
Nella zona più colpita dal sisma e tsunami operano un centinaio dei fornitori di Honda (e con 44 dei quali il produttore non è neppure in grado di mettersi in contatto), il che ha provocato la sospensione della produzione almeno fino al prossimo fine settimana. Questo causerà una perdita di produzione pari a 16.600 unità.
Le fabbriche Toyota saranno ferme fino a mercoledì, come minimo, così come quelle di Mazda (nonostante la base delle operazioni sia a ovest), Subaru e Suzuki. Nissan ha chiuso uno stabilimento di motori e 4 degli impianti di assemblaggio. Mitsubishi è ferma fino a domani. Difficile prevedere fino a quando perdurerà la situazione, ma è certo che il ripristino della produzione industriale (e tutto ciò che ne consegue) sarà un segnale importante per dimostrare che il popolo giapponese sarà stato in grado di superare la più difficile crisi dalla fine della II Guerra Mondiale e – una volta tanto – tutto il mondo “tifa” Sol Levante.
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