Nominata a dicembre 2013, in carica da gennaio 2014, il CEO di GM Mary Barra – prima donna a capo del gruppo automobilistico della storia – ad aprile si trova ad affrontare una rogna le cui dimensioni sembrano aumentare di giorno in giorno e sconfinare nella politica.
Mary Barra presta giuramento nella camera dei deputati del congresso US (Foto: Reuters) |
Si tratta di un difetto di produzione del sistema d'accensione di alcuni modelli di auto piccole (almeno per gli standard americani), quali la Saturn Ion (la prima vettura sulla quale il difetto è stato riscontrato nel 2001) e la Chevrolet Cobalt: durante la marcia la chiave dell'accensione non viene tenuta in posizione dalla parte difettosa, provocando lo spegnimento del motore e conseguente disattivazione di meccanismi di sicurezza quali servofreno, servosterzo e airbag.
Il problema, che riguarderebbe 2,6 milioni di automobili e che avrebbe causato la morte di 13 persone, è stato diagnosticato da nel 2005, ma le possibili soluzioni – fra le quali una modifica alle chiavi d'avviamento – sono state scartate dall'azienda in quanto costose e lente da mettere in pratica.
Mary Barra ha ordinato un'inchiesta interna, per capire le responsabilità, ed ha affrontato una commissione d'inchiesta alla camera dei deputati degli Stati Uniti, cercando di salvare il salvabile, ma con grandi difficoltà, visto l'impatto mediatico della faccenda sul pubblico, impatto che ha provocato la discesa in campo di molti politici.
Una donna, rappresentante democratico della California, ha espresso la sua delusione e messo in dubbio la capacità della Barra di cambiare una cultura aziendale nella quale è cresciuta, vista l'esperienza di 32 anni in GM.
Ora la palla e nel campo di GM, che deve rispondere a 107 domande poste dalla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA, ente con il quale anche Sergio Marchionne ebbe a scontrarsi, in passato), nuova fase di una vicenda che non promette nulla di buono per la 52enne manager.
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