Nato nel 1937 a Vienna, ingegnere brillante, benché dislessico, era nipote di quel Ferdinand Porsche che creò il mito VW Maggiolino e il brand sportivo Porsche. Trasformò la Volkswagen da azienda in crisi a leader mondiale dell'auto.
È morto improvvisamente a Rosenheim, in Baviera, in seguito ad un malore accusato mentre era al ristorante con la moglie. Aveva lasciato l’azienda pochi mesi prima dello scoppio dello scandalo dieselgate, quando si scoprì che Volkswagen aveva programmato milioni di vetture in modo da aggirare i controlli anti-emissioni.
1969: Ferdinand Piëch (sinistra) con la Porsche Type 917 LH Coupé allo stabilimento Porsche "Werk 1". © 2019 Dr. Ing. h.c. F. Porsche AG. |
Ingegnere e dirigente d'azienda d’eccezione
Descrisse sé stesso come un uomo di prodotto, innanzitutto, con un sesto senso che gli permetteva di comprendere la domanda del mercato.Piëch aveva iniziato la propria carriera in Porsche, negli anni 60, per poi trasferirsi in Audi nel 1972. Riuscì a trasformare Audi in marchio di lusso in grado di competere con Mercedes-Benz e BMW.
Vent’anni dopo, introdusse la produzione modulare che permise ai marchi VW, Skoda e Audi di condividere il 65% delle parti. Una scommessa che porto alla crescita del gruppo fino a diventare un gigante.
Volkswagen divenne poi un mostro da 12 marchi, con Seat, Skoda, Bentley, Audi, Porsche, Bugatti, Bentley, Lamborghini e Ducati fra gli altri.
Ciò nonostante, la carriera di Piëch non è stata esente da fallimento. La Volkswagen Phaeton, ammiraglia della casa, la supercar Bugatti Veyron e la piccola monovolume Audi A2 sono tutti esempi di prodotti voluti fortemente che si sono poi trasformati in disastri dal punto di vista vendite e mancati profitti.
Uno stratega senza troppi scrupoli
‘È impossibile portare un’azienda al top focalizzandosi sull’armonia’ disse una volta Piech.Le rivalità interne di VW veniva utilizzate da Ferdinand Piëch a proprio vantaggio e per sconfiggere i concorrenti del Gruppo, anche a costo di creare conflitti con i propri manager, come accadde con Bernd Pischetsrieder, direttore generale di VW, o di allearsi con i sindacati.
A capo dello sviluppo di Audi, decise di tenere i propri ingegneri all’oscuro delle qualitá aerodinamiche di Audi 100, lavorando con gallerie del vento a Torino, oltre che Stoccarda, Wolfsburg, Amburgo. L’obiettivo era quello di impedire che un singolo ingegnere potesse passare alla concorrenza con un bagaglio di know-how troppo ampio.
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